FIRENZE , 02 gennaio, 2020 / 2:00 PM (ACI Stampa).-
Natale di sangue per i cristiani di Nigeria. Sono stati 11 i cristiani fucilati e decapitati nel giorno di Natale in una località imprecisata, mentre altri cristiani sono stati uccisi in una località imprecisata nel Nord Est del Paese. Attentati rivendicati dai miliziani dello Stato Islamico nella provincia dell’Africa Occidentale (Iswap), una fazione di Boko Haram particolarmente fedele al cosiddetto Stato Islamico.

Una notizia che non è una sorpresa per don Mario Alexis Portella, Cancelliere dell’arcidiocesi di Firenze che ha studiato l’Islam, ha scritto un libro intitolato “Islam, religione di pace?” e tra luglio ed agosto dello scorso anno è stato nella regione di Maiduguri, nel Nord Est della Nigeria, a raccogliere storie e volti di quella che è una persecuzione dimenticata dai media.

Quando Boko Haram nel 2014 rapì 276 studentesse nigeriane, e l’attenzione del mondo era focalizzata sulla Nigeria, partì la campagna “Bring back our girls”. Ma nel febbraio 2018 c’è stato un nuovo rapimento, di cui pochissimi parlano.

“Quello che sta succedendo in Nigeria – racconta ad ACI Stampa don Portella – è simile a un genocidio. Un genocidio nascosto, perché non viene data visibilità alla situazione in Africa, non ci sono gli stessi riflettori che ci sono sul Medio Oriente. Così, il genocidio, la persecuzione, stanno già succedendo”.

Nel suo soggiorno nel Paese, don Portella è stato accompagnato da un sacerdote dell’area che sta studiando Comunicazioni Sociali, ed è potuto arrivare, scortato dai militari, a visitare le scuole private cattoliche e “mostrare loro il mio supporto, incoraggiarli. Tutti sorridevano, portavano la croce”.

Molte le storie, alcune terribili. “C’era una donna – racconta don Portella - che è stata rapita da Boko Haram tre anni fa allo scopo di farne la loro schiava sessuale. Stuprata da quattro uomini, era rimasta incinta. Ha dato il bambino alla luce, sebbene questo fosse considerato impuro. Ma lei ha trovato un modo di portare avanti il tutto, anche con l’aiuto del vescovo”.

La situazione in Nigeria è molto dura. Boko Haram è basato nella zona Nord Est del Paese, nella zona economicamente più vantaggiosa. “Sono molto attivi – sottolinea don Portella – continuano ad uccidere Si parla di loro perché sono musulmani, ma non si parla dei cristiani che vengono perseguitati”.

Don Portella ricorda che la persecuzione dei cristiani in Nigeria risale già al XIX secolo, sotto il califfato di Sokoto, mentre la Shari’a (la legge islamica) è stata ufficialmente stabilita nella regione nel 1999, e la violenza islamista è cresciuta da quando Muhammadu Buhari è stato eletto presidente nel 2015.

Tra gli episodi di violenza dimenticati, don Portella ricorda “l’uccisione, lo scorso 1 agosto, di Padre Paul Offu nella Nigeria del Sud, per mano del gruppo islamico Fulani che Buhari ancora deve condannare come terroristi”.

Una situazione che ha fatto paventare all’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo la possibilità di un “genocidio in stile ruandese”.

Don Portella ricorda anche il tempo che ha trascorso con “una donna il cui marito, Yohanna, è stato rapito da Boko Haram e poi ucciso. Anche questa, una storia di cui pochi parlano”.

Per don Portella, il problema sta proprio nella “shari’a”, che va ad indottrinare anche gli “Almajiri” ovvero gli emigranti che sono chiamati ad emigrare per causa di Allah e portare il suo messaggio. Per molti, questo sistema è “una attraente alternativa a mandare i propri figli nelle scuole statali, che costano soldi e buona parte delle scuole religiose in Nigeria forniscono istruzione gratuita. Ma gli Alamjiri devono prendersi cura dei loro bisogni quotidiani, in molti vanno a chiedere l’elemosina quando non studiano, e circa 7 milioni di Almajiri (sono dati del Consiglio per il Welfare di Nigeria) popolano le strade della Nigeria del nord, esposti a violenza, traffico di esseri umani, fame, mentre quelli che sopravvivono prendono lavori di basso livello. È un grande serbatoio per l’estremismo islamico”.

Don Portella non nega che ci siano anche musulmani tra le vittime di Boko Haram e dei Fulani, ma in quel caso il governo ha lavorato per aiutarli e ricostruire le case, mentre “i cristiani sono lasciati fuori al freddo” e viene anche loro “negato di costruire una chiesa, considerando che l’ultimo Certificato di Occupazione per una chiesa a Maiduguri risale al 1979”. Gli studenti cristiani poi non possono avere “curricula religiosi cristiani alle elementari e medie, e sono forzati a studiare l’Islam. Vengono anche loro negati lavori e promozioni in agenzie parastatali del governo”.

Questa discriminazione si unisce alle violenze, che hanno portato ad un vero e proprio eccidio: nel solo 2018, ci sono state almeno 1200 persone uccise e 200 mila sfollate a causa della violenza islamica.

Per questo, il massacro di Natale non è una sorpresa per don Portella. Piuttosto, sarebbe bene che i riflettori si accendessero anche sull’Africa, lì dove la persecuzione anti-cristiana è comunque fortissima. E non viene raccontata.

 

"Le unioni omosessuali non sono un matrimonio"
Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino

La Diocesi di Torino ha da diversi anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in
materia di sessualità.

È questo un servizio che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l'esortazione apostolica "Amoris Laetitia" di Papa Francesco afferma e invita a compiere: "Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei confronti delle famiglie con figli omosessuali è necessario assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano una tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita" (n. 250).

Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall'esprimere quel progetto di unità fra l'uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.

Per questo il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la "Amoris Laetitia" precisa chiaramente che "non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia" (n. 251).


Alcune pubblicazioni hanno fornito, in questi giorni, interpretazioni diverse - spesso superficiali, a volte tendenziose - che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l'informazicarità evangelica e in fedeltà all'insegnamento della Chiesa in materia. one che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all'insegnamento della Chiesa in materia.

 

 

NON É TUTTA LA CHIESA

Chissà quanta gente, specie in questi ultimi tempi, avrà provato dolore, scoraggiamento e delusione nell'apprendere di ripetuti e gravi scandali verificatesi anche fra gli uomini di chiesa. Uomini votati per vocazione e per libera scelta a ben altro operare.

I disastri sono veramente immani allorché, secondo il detto popolare, sono i marinai a danneggiare il porto.

Per fortuna il corso della storia della Chiesa e di ogni uomo non dipende solo dagli attori più o meno responsabili che si incontrano ma da un Registaprotagonista il Quale sa scrivere dritto anche sulle righe storte.

Certamente quanto viene pubblicato e diffuso, con la pretesa di far aprire gli occhi a tanti ritenuti creduloni illusi, potrebbe essere comunicato con toni meno denigratori e meno astiosi. Saggiamente però le persone di buon senso non gettano il bambino con l'acqua sporca e si convincono ulteriormente che, nonostante le tempeste e le burrasche la nave va avanti perché il timone è in buone Mani.
E di gente che nel cesto sa distinguere e apprezzare o condannare fra mela e mela se ne incontra tanta.
Fra' Angelo

Fino a che punto siamo diventati inumani

Credenti o no, a un'interrogazione sull'eutanasia per i bambini si vorrebbe solo rispondere:Allontana da me questo calice.
In Olanda, Belgio e Lussemburgo l'eutanasia è depenalizzata.

In Olanda è legale anche per i minori dai 12 anni in su.

In Belgio, col voto di ieri della Camera (era già passata al Senato) è legale per i minori senza alcun limite di età. La legge belga, cui si sono opposti soprattutto i responsabili religiosi, cattolici (la confessione prevalente) e altri cristiani, musulmani ed ebrei, mentre più del 70 percento dei cittadini le si dichiarava favorevole, stabilisce che l'eutanasia si applichi a minori con malattie terminali, sofferenze "costanti e insopportabili" (fisiche, e non anche solo psichiche, come per gli adulti) e una prognosi di morte prossima; che siano in grado di discernere nella propria decisione - facoltà che va accertata da psicologi e psichiatri; e per i quali ci sia il consenso dei genitori. Condizioni, dichiarano i sostenitori della legge, che impediscono errori e abusi, e rispondono a una sollecitudine "umana".

Gli avversari della legge - più forti fuori che dentro il Belgio, paese "secolare" come pochi, che ha visto crollare la pratica religiosa e il prestigio della gerarchia cattolica, specialmente per lo scandalo della cosiddetta pedofilia - avanzano argomenti diversi.

La legge, dicono alcuni pediatri e specialisti, è il frutto superfluo di un accanimento ideologico, perché nessun bambino e nessuna famiglia ha mai chiesto il ricorso all'eutanasia.

Altri, con rilevante autorevolezza scientifica, protestano che le cure palliative sono oggi in grado di rendere sopportabili le sofferenze, che il problema è dunque di assicurarle pienamente a tutti, e che grazie a esse "i piccoli in fin di vita possono avere ancora momenti privilegiati coi loro genitori, foss'anche una sola ora al giorno... ".

L'argomento è fondato benché controverso quanto alla sua assolutezza: la legge parla di sofferenze che "non possano essere placate". Ancora, si obietta alla "capacità di discernimento" circa la volontà di morire di quei minori che in diversi campi civili si ritengono irresponsabili di sé fino alla maggiore età. Argomento ispido e greve di contrasti: la tutela necessaria - sacra, diciamo - dei minori è sempre esposta a diventare derisione o sottovalutazione della loro intelligenza e libertà.

Fra i medici e gli psichiatri fautori della legge, si sottolinea che "in casi di morte prossima, i minori sviluppano velocemente un forte livello di maturità". Orrendo lessico e constatazione ragionevole, ma lo è anche l'opposta, e non solo per i minori, che l'incombenza della morte sconvolga i criteri ordinari di maturità.

Su scelte così drammatiche pesa tremendamente e ineludibilmente il passato.

L'eutanasia infantile fu un capitolo mostruoso dell'eugenetica nazista, estesa a una gamma infinita di disabilità, deformità, debolezze, inferiorità e insomma "vite indegne di essere vissute".

Ma l'aberrazione eugenetica aveva preceduto il nazismo, si era immaginata come l'avanguardia del progressismo scientifico, e sarebbe sopravvissuta alla fine del nazismo, com'è noto, anche in paradisi socialdemocratici come i paesi scandinavi, o negli Stati Uniti. I fautori della legge belga protestano inorriditi a quel richiamo, com'è comprensibile.

All'altro capo, gli avversari "assolutisti" della legge, se così si possono chiamare, religiosi e non solo, sono anche i nemici giurati della depenalizzazione dell'aborto o gli impositori dell'idratazione forzata a persone adulte e capaci di discernere e di comunicare la propria volontà.

Il Consiglio d'Europa è contrario alla legge belga, protesta che i bambini non siano nelle condizioni necessarie al consenso informato.

In Italia, benché sia notoria la propensione di una maggioranza di cittadini all'eutanasia, una discussione seria e informata è ancora evitata con cura, per una preoccupazione sincera o per ipocrisia bigotta. Basta ripercorrere la vicenda del "fine vita". Di fronte a un tema tremendo come quello dell'eutanasia per i bambini - e il suo tremendo sottocapitolo, dell'eutanasia neonatale - conviene intanto fermarsi.

Non perché l'astensione dal giudizio esima da una responsabilità che fa paura: si è altrettanto responsabili per azione che per omissione. Ma il passo compiuto dal parlamento belga è troppo oltre la nostra comune "capacità di discernimento". Forse proprio il confronto con la prepotenza aberrante di quella legge incostituzionale sulla nutrizione e l'idratazione forzata, che doveva spaventare e indignare più di ogni record dello spread, può suggerire una prima trincea.

Ci sono situazioni estreme e singolari, ognuna delle quali fa storia e tragedia per sé, che bisogna rinunciare a definire per legge. Le leggi accomunano i casi cui si applicano, li spogliano della loro eccezionalità e della loro sfera peculiare. Si dice che medici e infermieri facciano "clandestinamente" ciò che la legge vieta. È vero, ma questa è ipocrisia o, peggio, violenza, quando investe condizioni sociali vaste se non enormi: è così per l'aborto clandestino, per l'accanimento nel fine vita, la negazione del diritto del malato a decidere delle proprie cure.

In Olanda, tra il 2002, quando è entrata in vigore la legalizzazione, l'eutanasia è stata applicata a cinque minori (abbiamo visto, sopra i 12 anni). Mentre fra gli adulti i casi di eutanasia vanno dai 2000 ai 4000 all'anno. In Belgio, dove sono più di 1000 fra gli adulti, fra il 2006 e il 2012 essa si è applicata a un solo adulto minore di 20 anni.

Una posizione come questa, che può sembrare opportunista o addirittura vile - si può essere vili del resto, e indietreggiare, di fronte a responsabilità simili - costringe al contrario, una volta che si accetti di misurarsi davvero con i problemi di vita e di morte, e di non affidarsi alle spalle coperte dei principii assoluti né al commento estemporaneo di scelte altrui, a conoscere la questione e riconoscere se stessi.

E ammettere che tanti di noi, quasi tutti noi, alla fine, più o meno da vicino, li affrontiamo già questi problemi, e quello che le leggi regolano o ignorano non è quasi mai la soluzione, e molto spesso l'ostacolo. Dove la legge si ritira, resta il campo alla brutalità o alla compassione. Affare nostro, di ciascuno di noi.

 

"Onora il padre e la madre" con "Onora il nonno e la nonna"?

Roberto Benigni l'ha fatto pensare a più d'uno con ciò che ha saputo dire nella presentazione televisiva dei Comandamenti.

Piccolo elogio della nonnità

Sostituire no, ha riflettuto lui stesso, perché padre e madre sono insostituibili, ma integrare si. Perché nonno e nonna sono figure onnipresenti nella vita dei bambini, e hanno un ruolo sempre più importante nel campo educativo e affettivo. "Andare a trovare i nonni" e un momento di felicità intensa per i piccoli, e per i nonni riceverli in casa e gioia pura.

Un grande studioso della Letteratura Italiana, forse il miglior critico del Novecento, che attraverso i libri e gli autori vedeva la vita, i sentimenti, i problemi personali e sociali, Geno Pampaloni, ha scritto in tarda età un libriccino di memorie, in cui ha messo una definizione di vecchiaia che (cito a memoria, e chiedo scusa se sbaglio qualcosa) suona cosi: "Si è vecchi quando per le scale i passi dei figli e dei loro figli che ci vengono a trovare salgono troppo tardi, e scendono troppo presto". È una frase densissima. Significa che i nonni si affacciano a tendere l'orecchio sulle scale prima che i figli arrivino, e godono e si avvertono reciprocamente appena sentono il primo scalpiccio, e finita la radunata li accompagnano sulla porta e tendono l'orecchio per sentire i passi allontanarsi, e richiudono la porta quando non si sente più nulla: cosi la visita di figli e nipoti vien vissuta a partire da prima che cominci per continuare anche dopo che e finita. Questo nel caso delle abitazioni separate, che nell'epoca dei condomini e degli appartamenti e il più frequente.

Accade sempre più spesso che i nonni facciano da supporto affettivo-educativo ai nipoti, li aiutino a fare i compiti, li portino ai giardini, stiano con loro davanti alla tv, insomma spartiscano la vita. La nonnità è una seconda paternità. Ritorno spesso su questo concetto, mi pare un test del nostro tempo. Un test felice.

La nonnità e la prima paternità che ritorna, riveduta e corretta. Quand'erano padri e madri, i nonni hanno fatto degli errori: tutti, nessuno escluso, tanto meno colui che scrive queste righe.

Il ruolo di padre e di una difficoltà estrema. Non significa parlare bene ai figli, cioè insegnare loro il bene, insegnare loro un modello di vita con le parole, ma insegnare un modello di vita con la vita. Tutti sbagliamo, perché non sappiamo. I nonni sanno, e sbagliano meno.

Dice Freud che l'amore paterno per i figli inquinato da altri sentimenti, che non si possono portare facilmente alla luce neanche con l'analisi, perché la coscienza li condanna e perciò li nasconde. C'è anche gelosia, rivalità, bisogno d'imporre l'autorità, di ottenere l'obbedienza. Vorrebbero migliorare i figli, farne dei capolavori. Realizzare attraverso i figli le rivincite che la vita non gli ha dato. Per quanto sia difficile crederlo, i padri non sentono questa ambiguità nel loro amore per i figli, ma i figli si. Nei nonni queste ambiguità svaniscono. Amano i nipotini per quel che sono e come sono. E i nipotini sentono in loro questo amore totale, e lo ricambiano.
Nei giorni di Natale, nelle grandi rimpatriate dei clan, i gruppi più felici sono i figli e i nonni: i primi perché stanno con i secondi, e viceversa. È il caso di dire (di comandare) al nipote "onora il nonno e la nonna"? Di fatto, lo fa già.

Onorare vuol dire rispettare, obbedire, o almeno non disubbidire, e stimare. Aver fiducia. Parlarne bene. Protestare se senti che qualcuno ne parla male. Preoccuparti se senti che è malato. Piangere se senti che se n'e andato. "Onora il padre e la madre" significa "onora tuo padre e suo padre, tua madre e sua madre". E già cosi, nelle famiglie. Specialmente in questi giorni. Sono i giorni più felici dell'anno.
Ferdinando Camon / Avvenire 19 dicembre 2014

 

TALEBANI in ITALIA?
CHE BELLA VITA CHE CI ASPETTA !

Legge omofobia, al Senato va anche peggio
in Parlamento

L'intolleranza della propaganda ideologica omosessualista "violenta e sopraffattoria" sta diventando un vero problema nel nostro Paese, al punto da "indurre ad una seria riflessione". Parola del governo italiano.

Lo ha, infatti, affermato il Vice Ministro dell'Interno Filippo Bubbico nell risposta resa il 16 gennaio scorso ad un'interpellanza del senatore Carlo Giovanardi sui fatti di Casale Monferrato. Com'e noto, il 22 settembre 2013 nella cittadina piemontese si è svolto - o avrebbe dovuto svolgersi, visto come sono andate le cose - il convegno dal titolo "Gender, omofobia, transfobia: verso l'abolizione dell'uomo?".

Si trattava di un'iniziativa organizzata dal Movimento per la vita, Alleanza cattolica, Comunione e liberazione, con il patrocinio della Pastorale della salute e Pastorale sociale della diocesi di Casale Monferrato, in cui avrebbero dovuto parlare come relatori l'Avv. Giorgio Razeto, membro dei Giuristi per la Vita, e il Prof. Mauro Ronco.

Ebbene, quel convegno è stato disturbato ed interrotto a seguito di una becera gazzarra allestita da attivisti dei movimenti per i diritti dei gay, tra cui il coordinamento Torino Pride LGBT, il collettivo AlterEva e l'associazione Arcigay.

Fatto gravissimo che ha spinto lo stesso Presidente dei Giuristi per la Vita a scrivere al Ministro dell'Interno on. Angelino Alfano un'accorata lettera di protesta.

L'episodio e stato oggetto anche di due interpellanze parlamentari: una alla Camera dei Deputati, da parte dell'on. Alessandro Pagano, ed una al Senato, come si è detto, da parte del senatore Carlo Giovanardi. Ed e proprio la risposta data a Giovanardi dal Vice Ministro Bubbico che rende l'idea dell'esatta dimensione del fenomeno.

Lo stesso Bubbico, infatti, in un passaggio del suo intervento, dopo avere precisato che "i fatti esposti nell'informativa dell'organo di polizia sono tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria", ha affermato che "l'episodio di Casale Monferrato deve comunque indurre ad una riflessione seria sui valori della tolleranza e sulla necessità che la diversità anche più aperta delle opinioni non divenga motivo di contrapposizione violenta e sopraffattoria".

Doverosa e conseguente, poi, la rassicurazione che "l'impegno delle forze dell'ordine è continuamente teso a garantire l'esercizio dei diritti fofondamentali dei cittadini, costituzionalmente definiti, come il diritto di riunirsi pacificamente e di manifestare liberamente il proprio pensiero, nonché la salvaguardia - anche con le necessarie azioni di prevenzione - delle condizioni necessarie per una pacifica convivenza civile e politica".

Di fronte a questo inquietante scenario, l'iter parlamentare del disegno di legge antiomofobia prosegue in Commissione Giustizia del Senato. E qui le cose non sembrano mettersi per il verso giusto, viste le ultime sconfortanti notizie che ci giungono da Palazzo Madama.

Nella seduta del 16 gennaio scorso, infatti, la relatrice Rosaria Capacchione del PD ha dato parere favorevole ad alcuni emendamenti, che, se possibile, peggiorano la proposta di legge liberticida ed eterofoba che porta il nome di Scalfarotto.

Lo afferma lo stesso senatore Carlo Giovanardi, rilevando come "oltre al carcere previsto per legge per chi sostiene idee che le associazioni gay ritengono discriminatorie nei confronti dei portatori di "orientamento sessuale" e "identità di genere", fanno capolino anche come protette dalla legge penale le persone che sono, oppure vengono identificate, ovvero percepite, come omosessuali o transessuali".

"Come ciliegina sulla torta", osserva sempre Giovanardi, "viene reintrodotta la rieducazione obbligatoria presso le associazioni gay di chi si ostina per esempio ad essere pubblicamente contrario al matrimonio o all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali".

Si tratta della pena accessoria prevista nel testo approvato il 9 luglio 2013 dalla Commissione giustizia della Camera (art.4), ovvero "l'attività non retribuita in favore della collettività da svolgersi al termine dell'espiazione della pena detentiva per un periodo da sei mesi a un anno", costituita da lavoro "in favore delle associazioni a delle persone omosessuali".

Quella norma, indice evidente dell'impianto ideologico del disegno di legge (siamo alla rieducazione culturale di stampo maoista), fu poi eliminata a seguito dell'emendamento dei due relatori, Scalfarotto e Leone, il 22 luglio 2013.

Occorre davvero alzare la guardia: Hannibal ad portas!

Gianfranco Amato 20-01-2014
(tratto da La nuova Bussola Quotidiana www.lanuovabq.it)


 

Contro il gender si attiva il Forum delle Famiglie

 

Mentre avanza nelle scuole italiane l'offensiva dell'ideologia del "genere" con gli opuscoli "Educare alla diversità" e le diverse iniziative collegate, il Forum delle associazioni familiari dell'Umbria corre ai ripari e predispone un manuale per genitori con figli da 0 a 18 anni, intitolandolo "Dodici strumenti di autodifesa dalla teoria del gender".

Indicazioni pratiche contro il rischio indottrinamento, come verificare i piani di offerta formativa prima dell'iscrizione scolastica, tenersi informati sui contenuti proposti, segnalare eventuali abusi al dirigente scolastico o addirittura denunciare, in alcuni casi, il verificarsi di veri e propri episodi di violenza privata nei confronti dei figli.

Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum, ci spiega che e in corso una discussione su come rilanciare a livello nazionale uno strumento "che riflette l'esigenza dei genitori di non essere estromessi dalle scelte educative nei confronti dei propri figli", e sottolinea, che la scuola "ha oggi bisogno di una nuova alleanza educativa tra tutte le sue componenti"; di una "co-progettazione" in cui "non può essere ignorato il punto di vista dei genitori" ai quali l'art. 30 della Costituzione "attribuisce il diritto-dovere' di educare i figli".

Per Belletti "sono da respingere iniziative che arrivino dall'alto con la vecchia logica della circolare ministeriale".

Sul tema dell'identità sessuale e dell'educazione alla sessualità, avverte, "non si può viaggiare per ricette approssimative. Il fatto stesso che alcuni di questi percorsi chiedano ai docenti di uscire dall'aula, e il materiale venga gestito dalle associazioni di riferimento senza la custodia di chi è titolare della responsabilità educativa, dice che si tratta di ideologica".

Del progetto umbro abbiamo parlato con Simone Pillon, responsabile del Forum regionale e consigliere nazionale della Commissione relazioni familiari e diritto.

Come nasce questo "manuale" di autodifesa?
"Nasce in risposta alla necessità di molti genitori, emersa un mese fa in un convegno a Collevalenza, di avere indicazioni pratiche su come fronteggiare questa emergenza, insieme a diverse segnalazioni di quello che sta accadendo in alcune scuole. Dodici punti che tentano di tenere insieme l'alleanza con la scuola ma anche la libertà di scelta educativa dei genitori".

In concreto, che cosa vi è stato segnalato?
"Anche qualche episodio di violenza privata. Proprio qualche sera fa, nel corso di un incontro a Perugia, una mamma ha raccontato che con la minaccia di un brutto voto o di una bocciatura, la figlia quattordicenne è stata costretta, insieme ad altri compagni, ad assistere ad una 'lezione' sul 'gender' e a vedere spezzoni di film pornografici, nonostante avesse manifestato il desiderio di non farlo. A mio avviso ci sono tutti gli estremi per una denuncia di violenza privata".

Come e stata la recezione del vademecum?
"Il Forum nazionale sta studiando come assumerlo, e anche la Manif pour tous ci ha chiesto di utilizzarlo, ma abbiamo avuto una sorprendente diffusione anche in Spagna".

Che cosa c'è dietro dell'iniziativa dell'Unar, protagonista assoluta della campagna pro gender?
"Non certo il rispetto del diverso o la necessità di superare le discriminazioni, bensì la volontà di imporre un'ideologia mascherandola come difesa dei diritti, lotta contro il bullismo e la violenza. Basta che una persona riesca a fare passare in Consiglio d'istituto l'iniziativa come meritevole, e il gioco e fatto, anche perché il contenuto delle lezioni e sempre lasciato di chi le svolgerà. Interpellato sui motivi per i quali l'Arcigay avesse tenuto corsi di questo tipo, un preside ha ammesso di non averne verificato i contenuti...".

Come intervenire?
"Anzitutto con l'informazione e la formazione, smascherando queste manovre e affermando la verità: l'ideologia di 'genere' è fondata su falsi presupposti di carattere antropologico, scientifico e morale. Una volta consapevoli della posta in gioco, i genitori sono i primi a mobilitarsi. Per questo, il 23 marzo terremo un incontro interregionale a Perugia, nel corso del quale svilupperemo, con l'aiuto di esperti, un discorso multidisciplinare: antropologico, scientifico, giuridico e teologico. Ci arrivano richieste da tutta Italia, da genitori e docenti.
E non si può più perdere tempo".

Che risposta ha avuto dalla Chiesa locale?
"Dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti viva soddisfazione e pieno appoggio. Potrei parlare di una 'santa condivisione'.
Il problema però non riguarda solo i cattolici. Ieri alcuni genitori 'agnostici' ci hanno avvertito che sul sito del Miur, la maschera per le iscrizioni scolastiche online prevede, oltre alla voce 'genitore 1' e 'genitore 2', che per il primo sia obbligatorio specificare il sesso, per il secondo si posta scegliere l'opzione 'annulla' e procedere oltre".

Secondo lei, i genitori hanno ancora fiducia nella scuola?
"La gente era abituata a fidarsi, anche se forse con eccessive deleghe in bianco.
Oggi percepiamo che molti genitori si sentono 'traditi' dalla scuola, si sta diffondendo il sentimento di una fiducia mal riposta. E anche vero che alcuni docenti ci riferiscono di avere tentato una battaglia contro l'ideologia 'gender', ma di essere stati lasciati soli, sia dai colleghi, sia dai genitori, probabilmente non consapevoli della posta in gioco".

Giovanna Pasqualin Traversa da "Il Cittadino"

 

QUESTO È TROPPO !

La mattina di mercoledì 5 febbraio, Kirsten Sandberg, presidente della Commissione ONU per i diritti dei minori, ha letto un rapporto durissimo nei confronti della Santa Sede in tema di pedofilia, affermando che essa "ha adottato politiche e pratiche che hanno portato a continui abusi e impunità per i responsabili [...] e ha consapevolmente posto la tutela della reputazione della Chiesa e la protezione dei colpevoli al di sopra del bene dei bambini".

Non solo, ma la Commissione invita la Chiesa a cambiare il suo insegnamento in tema di aborto, omosessualità e contraccezione. In particolare, si esprime preoccupazione per il fatto che la concezione dell'omosessualità della Chiesa cattolica contribuisce alla stigmatizzazione dei bambini e degli adolescenti cresciuti da coppie dello stesso sesso.

L'ONU si dichiara preoccupato del fatto che la Chiesa continui a concentrarsi sulla promozione della complementarità tra uomini e donne e dell'uguale dignità, che sarebbe differente dall'uguaglianza davanti alla legge. Si chiede inoltre di "modificare o ritirare i libri di testo nelle scuole cattoliche che contengono "stereotipi di genere" che possono limitare i bambini alla loro educazione e sviluppo".

Si esprime anche preoccupazione per gli adolescenti che si trovano nei seminari della Legione di Cristo e di altri ordini religiosi, per il loro isolamento dalle loro famiglie e dal mondo. Bambini e adolescenti separati dalle loro famiglie verrebbero traviati psicologicamente e la Chiesa garantirebbe l'impunità ai loro manipolatori.

Si afferma che l'insegnamento della Chiesa in materia di aborto vada reso più elastico, tenendo conto delle circostanze, e ci si dichiara "seriamente preoccupati" per le conseguenze negative del mancato accesso per gli adolescenti a contraccettivi e informazioni sulla salute riproduttiva.

La Santa Sede ha già risposto alle accuse riguardanti la pedofilia lo scorso ottobre, ma l'ONU ha mantenuto la formulazione delle raccomandazioni.

Di conseguenza, il Vaticano ha risposto in appena un'ora al documento, ribadendo il proprio impegno in tema di pedofilia ma denunciando l'interferenza dell'ONU negli affari interni e nella dottrina cattolica.

Questo documento viene pubblicato nonostante la Santa Sede sia appena comparsa dinnanzi alla Commissione per descrivere i propri sforzi in tema di contrasto alla pedofilia, e nonostante che papa Francesco abbia formato lo scorso dicembre una commissione d'inchiesta con il preciso scopo di mettere a disposizione della giustizia civile il maggior numero di casi e informazioni in materia.

Anche il suo predecessore Benedetto XVI aveva stigmatizzato pubblicamente la "vergogna" degli abusi su minori, aveva chiesto perdono affermando che il danno avrebbe potuto essere irreparabile e aveva assicurato ogni sforzo per assicurare i colpevoli alla giustizia civile. In conseguenza di ciò, 400 preti pedofili furono destituiti.

L'impegno della Chiesa contro l'orrore della pedofilia è chiaro. Perché questa aggressione dell'ONU avviene proprio nel momento in cui la Chiesa sta intervenendo con più decisione sulla questione?

Perché I'ONU non dimostra la stessa attenzione verso le molestie sessuali compiute dalle proprie forze di pace o perpetrate nelle scuole dell'UNESCO?

Ma soprattutto, come possono le Nazioni Unite imporre alla Chiesa cattolica cosa bisogna insegnare in tema di aborto, omosessualità o contraccezione, oltretutto utilizzando la scusa dell'obbrobrio degli abusi sessuali su minori?

Non è tollerabile che le Nazioni Unite strumentalizzino la sofferenza delle vittime di abusi sessuali per imporre alla Chiesa cattolica la propria agenda sui temi sensibili e la propria ideologia.

 

Una vita sotto la protezione di Dio

Quando i coniugi invecchiano insieme è grazia, fedeltà e fiducia reciproca, è la vita in tutte le realtà, attraverso alti e bassi.
È un risultato meraviglioso che tuttavia non dipende soltanto dalla capacità umana. È la vita sotto la benedizione di Dio. È la vita alla presenza di Dio. È la vita nella promessa reciproca: "Finché la morte ci separi".
Tuttavia sappiamo e sperimentiamo continuamente che tante persone - per un motivo o per l'altro - non mantengono questa promessa. Vediamo in continuazione fallire i matrimoni.

Talvolta conosciamo bene queste persone, le frequentiamo: parenti, amici, vicini, colleghi e colleghe. Il fallimento dei matrimoni è sempre una realtà triste e dolorosa. Ne soffrono soprattutto le persone che non sono più ammesse a ricevere i sacramenti. Questo vale però solo se iniziano un altra relazione! Anche i sacerdoti soffrono con loro.


La stabilità di un matrimonio si basa sull'ordine della creazione di Dio. L'alto valore di un matrimonio è più di un contratto giuridico. È volontà di Dio la pari dignità di uomo e donna. È così e resta così, anche dopo il fallimento di un matrimonio. Proprio per questo, a tali persone resta assicurato l'amore e l'affetto di Dio. Ogni sacerdote deve saper dare questa testimonianza.

Non deve presentarsi come accusatore e giudice, bensì accompagnare i fedeli nel loro fallimento e nelle loro ferite. Ciò non significa togliere il valore alla indissolubilità del matrimonio voluto da Dio, ma dimostrare che gli uomini non vengono messi da parte nel fallimento.



I genitori di Maria - ANNA e GIOACCHINO - sono venerati come patroni degli sposi per un matrimonio felice. Questo quadro che li raffigura è opera di MACRINO D'ALBA (XV sec.).

 

LA TRINITÀ

Voler capire
questo mistero
è presunzione.
Credere in ciò
significa fede.
Vederlo però… è pura beatitudine.

San Bernardo di Chiaravalle

 

Provo più piacere a vivere in un mondo pieno di misteri, che in un mondo così piccolo dove la mia mente capisce tutto. Jean Giono


 

Come posso "pensare" la divina TRINITÀ?

Dio Padre, creatore del cielo e della terra, con l'incarnazione del Figlio suo Gesù Cristo ha voluto condividere in tutto la nostra vita in terra; e ora continua a essere presente e a operare nel corso della nostra esistenza mediante il dono dello Spirito Santo.
La vita trinitaria di Dio, che si esprime nella perfetta comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, è anche comunione con noi. Dio non è un'entità lontana e irraggiungibile. Il celebre scrittore inglese Gilbert K. Chesterton dice: "Dio è un essere socievole", come ogni uomo.
Una vita umana vera può essere vissuta solo in relazione con altri. Questo vale anche per il nostro Dio, il quale non è mai lontano da noi, come ci assicura Gesù: "Sarò con voi fino alla fine del mondo"


 

 

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ANGELI

 

 

 

Gli Angeli sono segni eccezionali dell'amore di Dio verso di noi.

Ci accompagnano tutta la vita, dal giorno della nascita fino all'ultimo momento qui in terra, per riconsegnare la nostra anima al nostro Creatore.

E se ci rivolgessimo un po' più frequentemente al nostro celeste Amico con questa semplice preghiera?

 

Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, guida e governa me che ti fui affidato dalla bontà celeste. Amen.

 


 

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Angeli custodi, non sentite il grido delle madri?

"Dove eravate? Avete voltato le spalle alla sofferenza e al martirio dei bambini in Siria e in tante altre parti del mondo?"

"Noi eravamo lì", dissero gli angeli con voce flebile. "Noi stessi abbiamo subìto quelle sofferenze e quel martirio. Abbiamo consegnato i vostri bambini illesi nelle mani del Signore".

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Diagnosi Genetica Preimpianto (PGD):

è lo studio di eventuali alterazioni cromosomiche e mutazioni genetiche presenti in embrioni umani - ottenuti per fecondazione in vitro (FIVET) - prima della loro impiantazione nell'utero materno.
Si vuole essere sicuri che il bambino sia sano e "normale". Questa "preoccupazione per la vita" non indica forse una eccessiva apprensione (o paura) per il proprio benessere?

Sono tra loro compossibili "selezione umana" e "dignità umana"?

NB: Per poter eseguire la PGD occorre avere a disposizione un certo numero di embrioni (almeno 10).

 

Messaggio per la Giornata nazionale per la vita
"GIOVANI APERTI ALLA VITA"

La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono - a volte misterioso e delicato - e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli altri, secondo la profezia dell'Antico Testamento.

Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i sogni, le esigenze in modo profondo, è una sfida oggi centrale. Se non si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione della vita, si finisce per impoverire l'esistenza di tutti, si espone alla deriva la convivenza sociale e si facilita l'emarginazione di chi fa più fatica.

L'aborto e l'eutanasia sono le conseguenze estreme e tremende di una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire come il male minore: in realtà, la vita è un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla prevaricazione su chi è più debole e indifeso.

Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo dono è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita significa offrire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo.

Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell'esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso. I giovani di oggi sono spesso in balia di strumenti - creati e manovrati dagli adulti e fonte di lauti guadagni - che tendono a soffocare l'impegno nella realtà e la dedizione all'esistenza.

Eppure quegli stessi strumenti possono essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita.

Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano altro che un adulto, carico di simpatia per la vita, che proponga loro senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l'affascinante avventura della vita. È una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia con forza interpellare e guidare. Per questo, la rilancia a tutti - adulti, istituzioni e corpi sociali -, perché chi ama la vita senta la propria responsabilità verso il futuro.
Molte e ammirevoli sono le iniziative in difesa della vita, promosse da singoli, associazioni e movimenti. È un servizio spesso silenzioso e discreto, che però può ottenere risultati prodigiosi. È un esempio dell'Italia migliore, pronta ad aiutare chiunque versa in difficoltà.
Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno evidenziato come sia illusoria e fragile l'idea di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in cui entra più in gioco il valore della persona. Chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni.
Nasce così un atteggiamento di servizio e di dedizione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare anche gli adulti.
La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono della vita, in qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio.

Consiglio dei Vescovi italiani

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Corpus Domini:

"Corpo e Sangue del Signore"



Scopo di tale festa, celebrata (in Italia) nella domenica seguente alla "Santissima Trinità", è l'adorazione di Gesù Cristo realmente presente nella santa Eucaristia.

A seguito si una visione della monaca agostiniana Giuliana di Liegi nell'anno 1209, il 12 agosto 1264 Urbano IV dichiarò il Corpus Domini festa per tutta la Chiesa.

Nell'anno 1279, per la prima volta, ebbe luogo una processione nella città di Colonia, come espressione di vita cristiana vissuta.

Gli inni Lauda, Sion, Salvatorem e Pange lingua furono scritti e musicati da san Tommaso d'Aquino per questa solennità.

Lauda Sion Salvatorem
Thomas von Acquin

La sequenza Lauda Sion Salvatorem (Loda, o Sion/Chiesa il Salvatore) è un inno della tradizione liturgica cristiana cattolica. In essa si esprime la fede nella transustanziazione eucaristica ed è esaltata la presenza reale e completa (corpo e sangue) di Gesù Cristo in ciascuna delle due specie (pane e vino).
La compose il monaco domenicano san Tommaso d'Aquino intorno al 1264, su richiesta di papa Urbano IV. Viene solennemente cantata (o recitata) prima del Vangelo nella messa del Corpus Domini.
Per la sua profondità dottrinale e la raffinatezza estetica è ritenuta una tra le massime espressioni della poesia religiosa di ogni tempo. Alcuni suoi versi si richiamano, quanto al contenuto e alla formulazione, all'inno Pange Lingua, peraltro dello stesso Autore.


 

Lauda Sion Salvatorem

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere gettato.


Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.


Buon Pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,


che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
Amen.



 

Preghiera a Maria.

O Maria dal cuore giovane,
insegnami il tuo sì!

Vorrei correre nella via dell'amore,
ma l'egoismo appesantisce il mio passo.
Vorrei cantare la melodia della gioia,
ma conosco soltanto pochissime note.
Guidami, o Maria, sulla via di Dio
segnata dalle orme dei tuoi passi:
la via del coraggio e dell'umiltà,
la via del dono senza riserve,
la via della fedeltà che non appassisce,
la via della purezza colma d'amore.

O Maria dal cuore giovane,
aiutami a riconoscere
l'ora della mia Annunciazione
per dire il mio sì insieme a te.

Stammi vicino per ripetere oggi:
"Eccomi, Signore, avvenga di me
seconda la Tua parola:
parola d'amore e di gioia per me!"
Amen.

 

I QUATTRO DOGMI

CHE PARLANO DI MARIA

Con la parola DOGMA si definisce un articolo di fede, basato sulla tradizione e sul consenso universale proclamato solennemente dalla Chiesa come verità immutabile che deve essere accettata dai tutti i fedeli appartenenti alla Chiesa Cattolica.

Ci sono quattro dogmi che riguardano Maria:


1. Theotókos. Letteralmente significa colei che genera Dio e spesso viene reso in italiano con Madre di Dio. Essendo una persona Dio Padre e il Figlio Gesù, nel Concilio di Efeso 431 venne proclamato questo dogma.

2. Con il dogma della Verginità di Maria si intende una dottrina, sostenuta da alcuni Padri della chiesa dal V secolo e formalmente definita dalla Chiesa nel secondo Concilio di Costantinopoli del 553: Maria è rimasta vergine prima, durante e dopo la nascita di Gesù.

3. L'Immacolata Concezione è il dogma proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.

4. L'Assunzione di Maria in cielo è il dogma proclamato nel 1950 da papa Pio XII. Viene affermato che Maria, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso sia con l'anima che con il corpo: cioè fu assunta, accolta in cielo.

· Il dogma della Madre di Dio è creduto anche dalla Chiesa ortodossa e dai cristiani protestanti.

· Il dogma dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione di Maria in cielo fanno parte solo della fede cattolica romana.

· La Verginità di Maria era creduta ancora dai personaggi della riforma: Martin Luther, Jean Calvin e Huldrych Zwingli - però non più delle Chiese protestanti di oggi. Essi vedono in Maria soltanto un esempio della fede cristiana, uno tra tanti altri.

 

NON SONO GRAN COSA

Non posso darti soluzioni
per tutti i problemi della vita.
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori.
Posso, però, ascoltarli e dividerli con te.

Non posso cambiare
né il tuo passato né il tuo futuro;
però, quando serve sarò vicino a te.

Non posso cancellare la tua sofferenza;
posso, però, piangere con te.

Non sono gran cosa, però sono
tutto quello che posso fare per te.
Jorge Luis Borges

 

Una vita, una sofferenza
di Marcella Riboni

Come posso amare la vita, Signore,
quando il destino
ha firmato la mia condanna
prima ancora che io avessi peccato?

Come posso amare la vita, Signore,
se per me non esiste posto nel mondo
e vivo il mio calvario lungo i suoi confini?

Come posso amare la vita, Signore,
se ogni giorno
un insulto del tempo segna il mio corpo,
se ogni giorno
una lacrima in più bagna la mia anima?

Come posso amare la vita, Signore,
dimmi, come posso?
Eppure io l'amo!

 

 

SCIENZA e SENSO della VITA

Un'amica ha recentemente perso il marito per un malore, improvvisamente.
Era atterrita dall'idea che potessero fargli l'autopsia, che si accanissero sul corpo del marito per dare risposte che per lei non avevano più valore.
"Che senso ha?", mi ripeteva, "Lui non c'è più".
Weber, un grande scienziato sociale, uno dei padri della sociologia,avrebbe potuto risponderle con una frasedi Tolstoj, che viene citata nel suo libro "La scienza come professione": "La scienza è priva di senso perché non dà alcuna risposta alla sola domanda importante per noi: che cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo vivere?". Perché siamo al mondo, perché soffriamo, che senso ha la nostra esistenza non sono dunque interrogativi ai quali la scienza possa rispondere, eppure sono domande assolutamente ineludibili: ogni persona da quando inizia a pensare motiva la sua vita a partire da queste domande.

Le risposte dunque vanno cercate altrove: nella fede, in una filosofia, in un sistema di valori, non nella scienza. Essa da risposte parziali, destinate a essere superate; il progresso scientifico non è altro che il continuo invecchiare di teorie scientifiche superate da altre migliori.

La teoria scientifica, per dirla con Karl Popper, non è mai vera, non è stata ancora superata. Così è logicamente impossibile pensare che la scienza possa spiegare una volta per tutte l'origine dell'universo, la sua nascita, il suo emergere dal nulla. Per quanto possa spingersi avanti potrà fare delle teorie parziali sullo stato del cosmo in un qualche tempo anche molto remoto. Ma dire che questa è l'origine, ovvero il confine tra il nulla e l'essere non è cosa che la scienza empirica possa provare con i suoi strumenti.

La stessa Margherita Hack in un intervento al programma televisivo "Il Grillo" afferma che: "I dati moderni, acquisiti grazie alla fisica quantistica, indicano che l'Universo primordiale doveva avere dimensioni estremamente piccole - molto minori delle più piccole particelle elementari - ma non nulle, e una temperatura e una densità enormemente grandi, ma non infinite. D'altra parte, la nostra fisica non è in grado di spiegare cosa ci fosse prima di tale istante. In altri termini, noi non abbiamo i mezzi per capire se effettivamente questo sia stato l'"inizio" dell'Universo, o se prima esistessero altre condizioni che ancora non siamo in grado di spiegare: preferiamo chiamarlo "inizio", il che non significa che lo sia stato nel senso comunemente inteso."

 

Eppure le domande di senso ultimo, non sono indifferenti per lo scienziato, in quanto uomo, e condizionano la sua ricerca scientifica, nelle motivazioni, nella scelta dell'oggetto, negli scopi, nelle modalità.

Si tratta di scelte che chiamano in causa la sua responsabilità personale. Vi sono scienziati che, rimanendo ottimi scienziati hanno commesso crimini abominevoli: pensiamo agli esperimenti condotti sugli ebrei prigionieri nei campi di concentramento; non si trattava di sadici e i protocolli di ricerca erano sicuramente molto rigorosi. L'aberrazione non era di carattere scientifico ma etico: erano le motivazioni, gli scopi e i mezzi della ricerca a renderla criminosa.

D'altre parte vi sono scienziati hanno messo e mettono a repentaglio la vita per ricerche pericolose a beneficio di altri che non conoscono e non conosceranno. Anche questa non è una motivazione scientifica ma etica, filosofica, religiosa che certo non compromette certamente i risultati scientifici delle ricerche così condotte.

Scrive il poeta turco Nazim Hikmet:
"La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
Ma sul serio a tal punto che messo contro un muro,
ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia.
E morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita".

La libertà di ricerca è dunque responsabilità di ricerca, delle ragioni, dei mezzi e degli scopi della ricerca. Il progresso ad ogni costo, il ricercare sempre e comunque, è una possibilità ma non un dogma, non è un concetto scientifico, inevitabilmente implicato dall'essenza stessa della ricerca.

E' lecito discuterne, discutere i limiti, stretti o larghi di una libertà, che come tutte le libertà di questo mondo è limitata. La scienza non è una fede, la scienza ha la s minuscola, non è mai in sé lo scopo e non lo contiene; E' un utilissimo strumento di conoscenza se utilizzata per il molto che può dare, ma una formidabile arma d'autodistruzione se diventa un idolo fine a se stesso.

Chiedere alla scienza di indicare la direzione verso cui si deve dirigere l'umanità è come trovarsi sulla nave di cui parlava Kierkegaard: "La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e le parole che trasmette il megafono del comandante, non riguardano più la rotta, ma quello che si mangerà domani".

Matteo Gillerio

 

Una società, che annienta la vita, che distrugge embrioni per le ricerche - o perchè si spera in un grande affare - può essere chiamato difficilmente umana.

 

Dio ha creato l'uomo a suo imagine e, diventando uomo, ha onorato la nostra natura umana. Sicuramente non per caso!

 

 

 

CON TUTTO ME STESSO

Signore, benedici le mie mani,
perché le possa aprire
per scoprire i talenti che mi hai donato,
sappiano stringere molte altre mani
e dare senza calcolo.

Signore, rafforza i miei piedi,
per poter camminare sicuro con gli altri
verso di Te sul sentiero della vita.

Signore, tocca la mia bocca,
perché non dica niente
che possa ferire o distruggere,
perché sappia regalare speranza col sorriso
e pronunciare solo parole sincere.

Signore, purifica i miei occhi,
perché possa vedere ogni persona
con l'amore con cui Tu guardi,
sappia scorgere i miei difetti per affrontarli,
e guardare le cose al di là delle apparenze.

Signore, tocca le mie orecchie,
perché diventino sorde ai messaggi inutili,
siano aperte ai consigli saggi,
sappiano ascoltare chi ha bisogno
e, soprattutto,
siano sempre attente alle Tue parole.

Fa' o Signore, che Tu possa disporre di me
con tutto ciò che ho e che sono.
Tutto Tu mi hai dato, tutto io ti rendo. Cosi sia.

 

 

EDUCARE ALL'AFFETTIVITÀ
Mons. Paolo Rigon

I nostri ragazzi hanno il diritto di sentirsi proporre determinati valori perché, conoscendoli, abbiano la possibilità di scegliere e siano conseguentemente in grado di camminare seguendo delle tappe. Noi genitori dobbiamo essere i primi testimoni e non dobbiamo avere paura nel proporre i nostri valori, le nostre scelte, i nostri credo.

Per questo è indispensabile proporci e prepararci delle mete da perseguire, cercando di essere coerenti sempre nello spiegare il perché dei nostri "sì" e dei nostri "no". È vero che nell'età adolescente difficilmente si accettano consigli e, tanto meno, dai genitori. Ma noi genitori dobbiamo impegnarci ad educare i nostri figli alla libertà, alla capacità di saper scegliere, aiutandoli a riscoprire una scala di valori.

Educare all'affettività significa presentare ai ragazzi la strada verso la felicità, ricordandosi di voler mai delegare altri a questo insegnamento, partendo dalla certezza che il segreto della felicità è l'amore e che amare significa completare se stessi avvicinandosi uno all'altro. Dobbiamo allenarli all'apertura, al dono di se stessi, al rispetto per l'altro, aiutandoli a capire che donare non vuol dire sprecarsi nella quotidianità, ma significa valorizzare il proprio essere, la propria persona, per sentirsi pienamente realizzati.

Amare significa cercare il bene dell'altro e, se è vero che ogni gesto corporeo è espressione di linguaggio, sarà anche vero che il rapporto tra due persone non potrà essere altro che il linguaggio dell'amore.

L'amore però deve essere capito e vissuto come un sentimento profondo che si costruisce nel tempo e con fatica, e deve avere un contenuto autentico. Deve partire dal desiderio e dal costante impegno di volersi donare all'altro, sapendosi porre in discussione continua per scoprire la gioia del vivere e costruire insieme.

Questa è la forza dell'amore e le nostre famiglie dovrebbero esserne autentici modelli.

 

 

 

Preghiera di Antoine de Saint-Exupéry

Io prego non per miracoli e visioni, o Signore,
ma per la forza di adattarmi al quotidiano.
Insegnami l'arte dei piccoli passi.

Lasciami constatare che i sogni non aiutano
né per il passato né per il futuro.
Aiutami a compiere al meglio i miei propositi
e di riconoscere
l'ora presente come la piú importante.

Tienimi lontano dalla ingenua fiducia
che nella vita tutto scorrerá per il meglio.
Donami la consapevolezza reale che
le difficoltá, sconfitte, insuccessi e disinganni
fanno parte naturale della vita,
attraverso i quali noi cresciamo e maturiamo.

Concedimi la fantasia necessaria
per consegnare
nel momento adatto
al giusto indirizzo
un po di Bontá
con o senza parole.

Preservami dalla paura
che io possa fallire la mia vita.
Non mi dare ció che desidero,
ma ció di cui io ho bisogno.
Insegnami l'arte dei piccoli passi.

 

 

La vita sconfigge la morte

Da dove viene la gioia
quando le foglie
si colorano di oro e rosso
se so che tra poco cadranno?
La mia gioia si basa sulla certezza
che la vita sconfigge la morte:
fogli e frutti germoglieranno di nuovo. - Le foglie che cadono
in autunno non annunciano solo la fine dell'estate,
ma fanno anche posto ai germogli della primavera.

Dom Helder Camara

 

La preghiera di suffragio per i defunti

è presente fin dagli inizi della tradizione cristiana. Abbiamo molti esempi nelle primitive iscrizioni sepolcrali. Ne citiamo una nella quale un cristiano anonimo prega per il padre: "Concedi il riposo all'anima di mio padre Sinete, tu che sei il riposo, la vita e la risurrezione".
Ed ecco l'epitaffio che un uomo ha voluto sulla tomba della sposa defunta: "Alla dolcissima sposa Lucifera ogni dolcezza. Ella lascia il suo sposo in un grande dolore. Questa iscrizione è stata posta affinché ogni fratello, leggendola, preghi Dio di accogliere presso di sé la sua anima pura e santa".
Il richiamo alla preghiera per i defunti ritorna con frequenza nelle opere dei Padri della Chiesa. San Gregorio di Nazianzo chiede al Signore di accogliere nella vita eterna il più giovane dei suoi fratelli, primo a morire: "Accogli oggi il nostro fratello Cesario quale primizia del nostro pellegrinaggio".
Sant'Ambrogio prega di potersi ritrovare in cielo con tutti quelli che ha amato sulla terra e per loro rivolge al Signore una pressante invocazione: "Ti supplico, o Dio sovrano di tutti, affrettati ad accogliere nel seno della vita questi tuoi figli diletti. In sostituzione della loro vita terrena così breve, concedi loro il possesso della vita eterna".
Sant'Agostino, nelle Confessioni, ricorda con commozione la richiesta che la madre morente, santa Monica, rivolse a lui e a suo fratello Navigio: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: dovunque voi sarete, ricordatevi di me davanti all'altare del Signore".
Da sempre nei cristiani è viva la certezza che non solo i vivi ma anche i defunti hanno bisogno della misericordia del Signore per conseguire la gioia eterna.

LUIGI GAMBERO

Scultura del beato

Fra Claudio Granzotto

(1900-1947)